Il 5 maggio
Visioni
Il 5 maggio era il titolo della poesia che Manzoni scrisse in morte di Napoleone, col celebre lapidario inizio "Ei fu,". Ma per noi era il compleanno di mia madre, nata nel 1908.
Non ho mai ritratto mia madre, tranne che in una delle pochissime sculture in cui mi sono cimentato da pittore nel 1958, all'età di 22 anni.
Umberto Santucci, La mamma e i cuccioli, calcare bianco, 1958
Nelle villeggiature che facevamo a Navelli, il paese della mia famiglia paterna, per fare spesa e vedere gente si andava o all'Aquila o a Sulmona. All'Aquila capitai da un marmista che mi mostrò alcuni pezzi di pietra bianchissima. Era il calcare di Manoppello, più esattamente tratto dalle cave di Lettomanoppello, un paesino nel parco nazionale della Maiella, detto "città della pietra" proprio per la lavorazione del suo particolare calcare, di grana molto fine, assai tenero appena cavato, ma che si indurisce man mano che viene esposto all'aria. Queste sue caratteristiche ne hanno fatto un materiale privilegiato per i fregi e le sculture che abbelliscono le abbazie e i monumenti d'Abruzzo, prima fra tutte l'abbazia di San Clemente a Casauria, di cui vi mostro la lunetta del portale del XII secolo.
Abbazia di S. Clemente a Casauria, lunetta del portale, XII sec.
Il marmista mi diede alcuni scarti di lavorazione per farmeli provare, ed io mi misi all'opera su uno di essi con uno scalpello e un mazzuolo, e poi con una chiave che usavo per lavorare la creta, e che si prestava a scalfire la tenera pietra della Maiella. Cominciai a togliere la pietra superflua per trarre da essa alcune forme, senza nessuna idea preliminare, ma solo facendomi guidare dalla mano e dalle forme che man mano si andavano delineando. Fu così che vennero fuori i due cuccioli e la pensosa signora che guarda davanti a sé. Soltanto ad opera finita mi sono accorto che la signora assomigliava a mia madre, e i cuccioli ricordavano alcuni cagnolini della mia fanciullezza. Potrei dire quindi che questo piccolo altorilievo sia un frutto del mio subconscio, più che della mia immaginazione. Ho fatto il minimo possibile perr far uscire le figure dal blocchetto di calcare che conserva la sua forma squadrata.
Per quanto entusiasta del materiale e della prova, non ho mai sviluppato questo tipo di scultura, nè mai più utilizzato questo materiale, senza dubbio perché ero molto più attratto dalle tele e dai colori. assai più vicini al mio temperamento.
Soluzioni
Il problema di questo mese riguarda la strategia da adottare per realizzare un'opera, sia essa un manufatto artistico, o un progetto qualsiasi. E' preferibile una espressione spontanea o premeditata? Prevedere e predisporre tutto con un progetto dettagliato, con una sceneggiatura di ferro, o seguire l'ispirazione del momento improvvisando e cogliendo suggerimenti offerti dal caso e dal progredire stesso dell'opera?
A me piace seguire ambedue le strategie, anche all'interno dello stesso progetto. Parto da un'idea o da uno stimolo di base, da un primo problema: nel caso specifico, scolpire un blocco di pietra traendone figure. Il problema è molto vago perché non ho mai scolpito, e dunque non so che cosa sono in grado di fare. Comincio a far saltare schegge di pietra, fino a quando intravvedo alcune forme possibili. Quando però le forme si sono precisate, non seguo più il caso, ma cerco di perfezionare quelle forme chew man mano si configurano davanti ai miei occhi.
Anche nel problem solving possiamo definire a monte un obiettivo da raggiungere o un ostacolo da rimuovere, oppure cominciare ad esaminare ciò che è stato fatto finora, le tentate soluzioni che invece di ridurre il problema lo tengono in vita o spesso lo fanno crescere. Nel primo caso il problema cerca soluzioni, nel secondo le soluzioni cercano il problema.
La progettualità è la struttura portante, l'improvvisazione è la flessibilità che rende viva la struttura e la fa capace di affrontare le situazioni man mano che si presentano.
Per concludere con Napoleone, mi piace citare l'aneddoto con cui Domenico de Masi dipinse il manager milanese in un intervento ad un convegno in cui lo avevo invitato come relatore. Quando il grande pittore J.L. David chiese a Napoleone come voleva essere ritratto, egli disse: "Calmo, su un cavallo imbizzarrito", a raffigurare la sua assertività anche nell'infuriare della più cruenta battaglia. Con il suo sottile umorismo De Masi poi chiosava: "Mi è capitato di vedere molti manager, specialmente giovani e milanesi, imbizzarriti su un cavallo calmo", a rappresentare l'ingiustificato affannarsi intorno a problemi e urgenze che spesso non ci sarebbero se si organizzasse tutto con calma e visione un po' più ampia.
A sinistra, Napoleone attraversa il Gran San Bernardo, di Jacques Louis David, 1801, Chateau de Malmaison.
A destra, la mia illustrazione del manager imbizzarrito.
Ne parlo nella voce “Leadership” del mio Atlante di Problem Solving.