grazie! Grazie per la raccolta d'immagini e per tutto quello che c'è dietro e che ci hai così sapientemente illustrato. Molto simpatico il tuo rassicurapasseri. Chissà se a qualcuno verrà voglia di realizzarlo davvero.
Siamo stati in tanti a riempire il tempo del Covid rivedendo i monologhi di Alessandro. Mi aveva colpito in particolare un dirigente Rai che, nella presentazione aveva insistito sul "gioco di parole". Su questa idea di gioco fine a sé stesso sono in disaccordo. Sarà per aver fatto per infiniti anni il designer ma per me gioco evoca immediatamente lo spazio interstiziale fra due componenti meccanici, definito da tolleranze. Come il gioco dei bambini, che diviene spesso: "Beh, siamo tolleranti ma adesso non esagerate", oppure "Un bel gioco dura poco". Visualizzo il lavoro di Alessandro Bergonzoni non come gioco ma come un fluido denso, come una specie di miele, che penetra in tutte le direzioni fra le ruote dentate dei meccanismi sociali inesorabili, fra quelle del perbenismo e degli spaventapasseri e dei Tempi moderni attuali e Chapliniani, e quei meccanismi inesorabili li inceppa, li blocca, ne inverte la direzione, anche tramite la risata che diventa riflessione, un ridere delle proprie certezze. Cosa ne pensi?
Gentilissimo,
grazie! Grazie per la raccolta d'immagini e per tutto quello che c'è dietro e che ci hai così sapientemente illustrato. Molto simpatico il tuo rassicurapasseri. Chissà se a qualcuno verrà voglia di realizzarlo davvero.
Siamo stati in tanti a riempire il tempo del Covid rivedendo i monologhi di Alessandro. Mi aveva colpito in particolare un dirigente Rai che, nella presentazione aveva insistito sul "gioco di parole". Su questa idea di gioco fine a sé stesso sono in disaccordo. Sarà per aver fatto per infiniti anni il designer ma per me gioco evoca immediatamente lo spazio interstiziale fra due componenti meccanici, definito da tolleranze. Come il gioco dei bambini, che diviene spesso: "Beh, siamo tolleranti ma adesso non esagerate", oppure "Un bel gioco dura poco". Visualizzo il lavoro di Alessandro Bergonzoni non come gioco ma come un fluido denso, come una specie di miele, che penetra in tutte le direzioni fra le ruote dentate dei meccanismi sociali inesorabili, fra quelle del perbenismo e degli spaventapasseri e dei Tempi moderni attuali e Chapliniani, e quei meccanismi inesorabili li inceppa, li blocca, ne inverte la direzione, anche tramite la risata che diventa riflessione, un ridere delle proprie certezze. Cosa ne pensi?
Un cordialissimo saluto,
Rodolfo